Visura protesti: le banche preferiscono World-Check

Gli istituti di credito italiani e non solo non si affidano agli strumenti tradizionali (come la Crif) per verificare la posizione creditizia di un richiedente: quando la visura protesti non basta, qualcuno conta anche su portali online come World-Check. Il sito ha sede all’estero e si presenta come un’immensa banca dati, che riporta in forma anonima tutti i dati relativi alle persone fisiche e giuridiche.

 

Mentre nella visura protesti, una persona può verificare i dati che sono riportati sul suo conto e aggiornarli dove sia necessario, con la banca dati estera questo non è possibile: il malcapitato non sa di essere inserito e se estingue il suo debito, risulterà comunque schedato come potenziale debitore sul portale online. Alcuni detrattori sostengono che sia questo il motivo per cui World-Check non ha sede italiana: sarebbe in palese violazione della legge sulla privacy.

 

In più, rispetto alla classica visura protesti, il portale online può mostrare una serie di connessioni tra la persona cercata ed eventuali parenti (oppure società, anche se non direttamente collegate al soggetto cercato). Il quadro che ne emerge per chi consulta questi dati è sicuramente completo, ma potrebbe essere anche falsato dall’assenza di un aggiornamento sui dati di una certa persona.

 

I dati inseriti non riguardano solo chi ha un debito con gli istituti di credito: anche i procedimenti di natura penale e persino dati inerenti al terrorismo sono inseriti nella speciale banca dati, senza che i malcapitati ne sappiano nulla. Le associazioni per i consumatori sono già sul piede di guerra: se in una visura protesti il cittadino ha la possibilità di difendersi, non si sa se l’istituto di credito si sia potuto avvalere di questo strumento “sottobanco”.

 

Dal canto loro, le banche non dichiarerebbero mai di usare le informazioni presenti online, perché questo significherebbe perdere credibilità e incorrere in guai giudiziari per l’ordinamento italiano. L’ostacolo legislativo si risolve velocemente: basta trovare un sito che non si trova nei Paesi dell’UE che hanno aderito alle norme sulla privacy e il gioco è fatto.


Se la visura protesti è in regola e l’istituto di credito non concede comunque il finanziamento, sappiate che potete comunque avviare una procedura legale: sarà la banca a dover rispondere del suo comportamento.

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